IL COPIONE DI VITA

  • Autore: dott. Angelo Di Gennaro
  • 16 mar, 2023

“La libertà è la capacità del soggetto di agire

(o di non agire) senza costrizioni o impedimenti esterni,

e di autodeterminarsi scegliendo autonomamente

i fini e i mezzi atti a conseguirli”.

(enciclopedia Treccani)

Credo che il bene più prezioso sia la libertà, eppure molte persone sembrerebbero ingabbiate in una ripetizione di pensieri, emozioni e comportamenti che li portano a soffrire e nonostante ciò loro li ripetono, come se non esistessero altri modi di vivere e reagire, come se dovessero seguire un copione teatrale.

Nell’ambito teatrale gli attori sono tenuti a seguire il copione, in esso vi è scritto cosa devono dire, quali emozioni devono provare, cosa devono fare e non importa se vi è scritto che debbano soffrire o fallire, loro lo interpreteranno.

Nell’ambito dell’Analisi Transazionale viene ipotizzato che proprio come gli attori, le persone seguano un “copione di vita”, infatti se ci riflettiamo possiamo incontrare persone a distanza di anni e vederle spesso nello stesso ruolo.

Ma come nasce un copione di vita secondo l’AT?

Origini del copione di vita

Le persone viaggiano per stupirsi delle montagne,

dei mari, dei fiumi, delle stelle;

e passano accanto a se stessi senza meravigliarsi”.

(S. Agostino)

Nell’ambito teatrale e cinematografico chi scrive il copione viene chiamato “sceneggiatore”, ma nel copione di vita chi è lo sceneggiatore?

Erick Berne (psicologo e padre fondatore dell’AT) definisce il copione di vita “un piano di vita basato su una decisione presa durante l’infanzia”, cioè è il bambino a decidere quale sarà il suo piano di vita, esso quindi non è determinato unicamente dalle forze esterne quali genitori o l’ambiente, infatti nel linguaggio tecnico dell’AT diciamo che il copione è “decisionale”.

Ma come tutti i “sceneggiatori” i bambini non creano il copione dal nulla, hanno infatti delle “Muse ispiratrici” rappresentate dai loro genitori, infatti fin dai primi giorni di vita di un bambino, i genitori inviano dei messaggi sulla base dei quali egli forma delle decisioni su se stesso e sul mondo, creando ciò che in ambito teatrale verrebbe definita “sceneggiatura”, ma che in AT vengono definite come “Decisioni di copione”.

Ma perché un bambino “scrive” il suo copione di vita attraverso tali decisioni?

Le decisioni di copione rappresentano la migliore strategia che ha il bambino per sopravvivere in un mondo che fin da subito gli può creare difficoltà e sofferenza, per esempio se viene rimproverato dai genitori quando piange, potrebbe decidere di non sentire più la propria tristezza e di conseguenza non esprimerla più.

Questa decisione che potrebbe sembrare errata, in realtà salva il bambino di aggiungere alla propria tristezza, la sofferenza di non essere accolto in un momento di difficoltà, ma rimproverato. Però tale decisione potrebbe far diventare il bambino un adulto ingabbiato in un lavoro o matrimonio che non lo fa stare bene, in quanto non sentendo la tristezza, non avverte l’esigenza di fare qualcosa per reagire.

Comunque questo era solo un esempio di come i genitori possano ispirare il proprio bambino a prendere alcune decisioni di copione, successivamente analizzeremo i vari messaggi che i genitori possono inviare ai figli e le possibili conseguenti decisioni di copione.

Tipi di messaggi di copione

Prima di lasciarvi vorrei proprio lasciarvi un messaggio positivo.

Ma non ce l’ho. Fa lo stesso se vi lascio due messaggi negativi?”.
(Woody Allen)

I messaggi di copione possono essere trasmessi dai genitori verbalmente, non verbalmente o in questi due modi combinati. Sia i messaggi verbali che non verbali possono contenere un elemento di modellamento. I messaggi di copione verbali possono essere trasmessi sotto forma di comandi o di attribuzioni.

Attraverso il modellamento i bambini notano come si comportano i genitori o altri familiari e li possono prendere a modello, invece attraverso i comandi riceve degli ordini (es.: “Non seccarmi!”, “Sbrigati!”, “Crepa!”, etc…) e le attribuzioni invece vi sono quando viene detto al bambino non cosa deve o non deve fare, ma chi è (es.: “Tu sei tranquillo”, “Tu sei carino”, “ Tu sei stupido” etc…).

Di particolare importanza per la “Matrice di copione” sono i seguenti tipi di messaggi: le contro-ingiunzioni, i messaggi spinta, il programma, le ingiunzioni e i permessi.

- Le contro-ingiunzioni sono dei messaggi che partono dallo stato dell’io genitore dei genitori del bambino e che saranno immagazzinati come parte del contenuto dell’io genitore del bambino (es.: “Sii buono!”, “Lavora sodo!”, “Sii il primo della classe!”, etc…).

- I messaggi spinta rappresentano ciò che i genitori vorrebbero raccontare con soddisfazione a parenti e amici dei loro figli, sono dei comandi (es.: “Sii perfetto”, “Sii forte”, “Sforzati”, “Cerca di piacere” e “Sbrigati”) che se i bambini non soddisfano, non si sentono OK.

- Il programma consiste in messaggi su come fare le cose verbalmente ma anche attraverso il modellamento “Ecco come fare a...”, questi messaggi provengono dallo stato dell’io adulto dei genitori e saranno immagazzinati come parte del contenuto dell’io adulto del bambino.

- Le ingiunzioni sono messaggi provenienti dallo stato dell’io bambino dei genitori che saranno immagazzinati come parte del contenuto dell’io bambino del bambino, sono principalmente messaggi che ostacolano lo stato dell’io bambino libero del figlio (es.: “Non esistere”, “Non esssere te stesso”, “Non essere un bambino”, “Non crescere”, “Non riuscire”, “Non fare niente”,“Non essere importante”,“Non far parte”,“Non entrare in intimità”,“Non essere sano”,“Non pensare” e “Non sentire”).

- I permessi sono messaggi provenienti dallo stato dell’io bambino dei genitori che saranno immagazzinati come parte del contenuto dell’io bambino del bambino, sono principalmente messaggi che aiutano lo stato dell’io bambino libero del figlio (es.: “Permesso di essere intimo”, “Permesso di esistere”, etc…).

In che modo le decisioni di copione sono collegate ai messaggi

Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori:

essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona,

nella sua vita, rappresenta diverse parti”.
(William Shakespeare)

I genitori pur inviando messaggi di vario tipo non possono costringere il bambino a scrivere il proprio copione in un dato modo. È il bambino che decide cosa fare dei messaggi ricevuti, può accettarli così come sono, o può modificarli in modo ingegnoso per diminuirne l’influenza, oppure rifiutarsi di accettarli, infine può prendere delle decisioni miste.

- Per esempio un bambino che riceve dal genitore l’ingiunzione “Non esistere”, può scegliere di accettarlo e suicidarsi da piccolo o da grande.

- Oppure può prendere una decisione magica di trasferirne l’impatto su qualcun altro, compiendo un omicidio da adulto.

- Un’altra possibile decisione può essere dire a se stesso “Questo messaggio è un problema di mia madre non mio”, in modo da rifiutare in blocco l’ingiunzione di “Non esistere”. I bambini che lo fanno posso, come affermano i Goulding, “diventare piccoli psichiatri o sacerdoti, mentre studiano la famiglia e cercano di guarirla, e si salvano riconoscendo che la patologia non è cosa che li riguardi”. Molti di questi “piccoli psichiatri o sacerdoti” procedono poi a diventare grandi psichiatri o sacerdoti, così da creare da un ingiunzione esiti positivi invece che negativi.

- Un altro modo per evitare l’effetto delle ingiunzioni è prendere delle decisioni miste, cioè il piccolo professore combina diversi tipi di messaggi, con l’obiettivo di sopravvivere e vedere esauditi nel miglior modo possibile i suoi bisogni.

Le decisioni miste possono essere: una contro-ingiunzione che copre un’ingiunzione (es.: unire “Lavora sodo!” con “Non esistere”, quindi “Finché lavoro sodo è OK per me rimanere vivo”), un’ingiunzione che copre un’altra ingiunzione (es.: unire “Non esistere” con “Non entrare in intimità”, quindi “È OK continuare a vivere finché non entro in intimità con nessuno”) o mettere un genitore contro l’altro (es.: il padre ha trasmesso “Non pensare”, la madre “Non esistere” quindi decide “Finché faccio lo stupido per papà non dovrò morire per mamma”).

Gli esempi sopra riportate di decisioni miste permettono a molti di non suicidarsi.

È possibile liberarsi dal copione di vita?

Il bene più grande che posso fare all’altro

non è tanto dargli la mia ricchezza,

quanto rivelargli la sua”.

(L. Lavelle)

È possibile liberarsi dal copione se prima di tutto si è consapevoli di averlo e soprattutto se si effettua una “Ridecisione”, per far ciò la psicoterapia può essere un’ottima soluzione, in modo da raggiungere una libertà dal copione e quindi l’autonomia, cioè “un comportamento, un pensiero o un’emozione che è una risposta alla realtà qui-e-ora più che una risposta a convinzioni di copione”.

Inoltre per gli Schiff la persona autonoma si dà al problem-solving, cioè intraprende un’azione effettiva per portare in essere la soluzione, invece che darsi alla passività.

Voglio concludere con Carlo Moiso che apre ad altre opportunità “È fondamentale considerare che la terapia non è la sola esperienza della vita che permette di cambiare, perché ciò che bisogna cambiare è in relazione in un contesto specifico” e infine con Salvatore (Rino) Ventriglia “Ogni rapporto vero, autentico, trasforma. È come la luce che illumina e dà senso al mistero insito in ogni uomo. In un rapporto così ognuno permette all’altro di esprimere parti di sé sconosciute. Si sperimenta la possibilità e la libertà di rivelarsi all’altro e svelarsi a se stessi. Emerge l’unicità di ognuno”.

Bibliografia

Eric Berne (1961) “Analisi Transazionale e psicoterapia”, Astrolabio.

Eric Berne (1964) “A che gioco giochiamo”, Bompiani.

Eric Berne (1966), Principi di terapia di gruppo, Astrolabio.

Michele Novellino (2018), L’approccio clinico dell’analisi transazionale, FrancoAngeli.